Trapani, sequestrati beni ed uliveti di olio extravergine Doc: ultimo tesoretto di Matteo Messina Denaro

Un valore di 20 milioni di euro, fatto fruttare grazie al gioco dei prestanome

Fonte: palermo.repubblica.it
Fonte: palermo.repubblica.it

Trapani è la sede. Il protagonista, un superlatitante che da oltre 20 anni sfugge alle Autorità, ancora lui: Matteo Messina Denaro, “U’ Siccu”. Cambia però l’oggetto degli affari, dato che i beni sequestrati dalla Guardia di finanza di Palermo e dai Ros esulano questa volta dai grandi classici di droga, pizzo e prostituzione.

Un’operazione che ha portato al sequestro di beni mobili ed immobili per un valore di 20 milioni di euro e che ha visto sequestrati, tra gli altri, gli uliveti trapanesi da cui si produce il rinomato extravergine Doc.

Il metodo utilizzato per portare avanti gli affari resta sempre quello dei prestanome: stavolta il business ruotava attorno

Uno degli ultimi identikit della Primula Rossa di Cosa Nostra: Matteo Messina Denaro
Uno degli ultimi identikit della Primula Rossa di Cosa Nostra: Matteo Messina Denaro

all’oleificio della società “Fontane d’oro”, gestita da Francesco Luppino, uno dei fedelissimi di Matteo Messina Denaro, ma ufficialmente intestata a due fratelli imprenditori di Campobello di Mazara che, in extremis, avrebbero anche tentato di confondere le acque intestando l’azienda ad un altro imprenditore trapanese.

La “Fontane d’oro” era già stata posta sotto indagine e sotto sequestro anni fa; ad oggi tra i beni sequestrati, del valore di 20 milioni di euro, figurano 3 società, 7 quote societarie e 4 ditte individuali, 12 autovetture, 4 veicoli industriali, 1 motociclo, 13 autocarri, 3 semirimorchi, 1 fabbricato industriale, 1 immobile a destinazione commerciale, 8 immobili ad uso abitativo, 29 terreni, 4 fabbricati rurali, polizze assicurative, titoli azionari, rapporti bancari e depositi a risparmio.

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