Expo 2015 e Eataly: le polemiche non si placano. L’esclusiva intervista a Piero Sassone che ha denunciato il caso

Mentre le carte dell’assegnazione diretta a Farinetti dei punti di ristoro di Expo 2015 sono al vaglio di Raffaele Cantone, Presidente dell’Autorità napiero sassonezionale anti- corruzione, abbiamo chiesto a Piero Sassone, Presidente di Icif, quale sia il suo punto di vista, viste le aspre critiche di giorni passati.

La Scuola, infatti, attiva da 23 anni ed in oltre 27 paesi, nonostante un’esperienza a 4 precedenti esposizioni, non è riuscita ad aggiudicarsi (per l’esattezza non è riuscita a partecipare) nessuna delle gare indette e, successivamente, assegnate per via diretta.

 

Potrebbe spiegarci cosa è successo esattamente prima dell’ assegnazione per via diretta a Farinetti e perchè  le aste sono andate praticamente deserte?

Noi ci siamo mossi nel 2013 sulla base delle esperienze precedenti, con una serie di lettere interlocutorie per capire come muoverci. A febbraio 2014 esce la prima gara per le aree Le Stecche (quella assegnata a Cir Food).

Noi non abbiamo aderito a causa delle condizioni inavvicinabili. Contemporaneamente esce la gara del Padiglione Italia a cui eravamo fortemente interessati, dati i pregressi internazionali; ci siamo preparati per quella e siamo arrivati secondi a causa di una serie di vicissitudini.

A Maggio è iniziato l’iter per la prima gara: Expo ci scrive per capire se eravamo interessati. Abbiam detto di si ed abbiam fatto un preliminare incontro interlocutorio. Ci han detto che a Luglio sarebbe uscita la gara, identica, a parte  pochissimi dettagli, a quella precedente.e così, di nuovo, non abbiam partecipato. Noi come tutte le imprese italiane, si intende.
Le gare sono state predisposte solo per grandi imprese. L’errore (o la malafede, veda lei) è che in Italia ci sono pochissimi di questi colossi. E’ evidente la premeditazione a voler affidare il tutto solo a monopoli del settore, data anche la crisi economica e e lavorativa che c’è. Ad Agosto escon notizie di stampa;  Sala ai microfoni de Il Fatto Quotidiano  dice che faranno una nuova gara rivolgendosi alle imprese…ed ecco che a pensar male ci s’azzecca sempre! Noi a settembre inviamo una raccomandata a Sala e chiediamo di essere invitati e, gentilmente, di avvertirci se non avessero voluto invitarci. E poi è successo quel che è successo.

Infine c’è stata la terza tranche: Farinetti si è aggiudicato in toto il monopolio italiano.

Quali sono secondo lei i motivi che hanno spinto verso l’assegnazione diretta a Farinetti. Perchè proprio lui e non qualcuno che si occupa da decenni di enogastronomia?

Farinetti ha un progetto nobile. Io non ce l’ho con lui, non mi fraintenda. Ce l’ho con le istituzioni italiane che predicano bene e razzolano male.

Chi dice che ha portato l’agroalimentare fuori Italia sbaglia: ci sono piccole e medie imprese che esportano la cultura italiana del cibo da decenni. Lui è solo salito su un carro e fa un lavoro che non è il suo.

Questo era un Expo che dovevamo dedicare a un’Italia minore. Oggi 3 colossi (Marzotto, Cir e Eataly) hanno in mano un evento milionario, dove la collusione politica è totalitaria.

Io sono l’unico che ha alzato la voce e sono una voce fuori dal coro.

Farinetti farà un investimento pesante in occasione della fiera. Crede che qualcun’altro sarebbe stato in grado di fare altrettanto o semplicemente sarebbe stato opportuno rivedere le “regole dei giochi”?

Io le chiedo questo: ma perchè non sono presenti autogrill o Mychef? Perchè non hanno nemmeno partecipato, nonostante avessero tutto l’interesse data la compartecipazione governativa?

Le gare dovevano essere dimensionate per tanti. Non per pochi.
C’è un problema di giustizia di fondo in un paese dove tutto va allo sfascio. Io non ho niente da perdere, vivo del mio… io ho capito in largo anticipo che sarebbe stata una cosa tutta all’ italiana.

Che bisogno c’è di chiedere alle imprese milioni d euro? E’ evidente che i soldi se li son mangiati in altro.

Come si augura che  possa finire questa storia?

Innanzitutto noi aspettiamo l’udienza del merito per il Padiglione Italia. Noi di lavoro ne abbiamo, soprattutto all’estero e ce la facciamo da soli. Il problema è che oggi non riuscire ad avere un ruolo,anche piccolo, a casa nostra, non è giusto.
Volevamo solo il nostro spazio e peraltro siamo gli unici con un curriculum di 4 Expo alle spalle.
Nei prossimi giorni farò un telegramma a Sala per capire se è disponibile ad incontrarmi; dal momento che ha dichiarato di non conoscerci, questa potrebbe essere  l’occasione giusta. Capisco che siamo tutti molti impegnati, ma Sala è uno di quegli italiani a cui tutti noi paghiamo lo stipendio.

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