Otranto d’inverno in compagnia di Salice Salentino Doc, Negroamaro e Verdeca

Cosa vedere, mangiare e degustare là dove il sole sorge sempre un po’ prima.

Otranto d'inverno
Otranto d’inverno

Un mare cristallino, sicuramente tra i migliori in Italia, la rende meta d’elezione per le vacanze estive.
Viene visitata ogni anno un po’ di più, da maggio a settembre. Un’ascesa di gradimento confermata dalle analisi dei flussi turistici.
Stiamo parlando di Otranto, 40 chilometri a sud di Lecce, affacciata sull’Adriatico più luminoso. Forse non tutti sanno che è la parte più orientale del nostro Paese e che il primo giorno dell’anno è il primo luogo dove sorge il sole.
Nonostante la spiccata vocazione estiva, Otranto ha un fascino tutto suo anche in inverno, che nel Salento è sempre straordinariamente mite, ovattato, dolce. A dicembre l’enoturista potrebbe restarne sorpreso: la cittadina, il mare, il tripudio di sapori e la vitalità tamburellante dei salentini, insieme alle luminarie natalizie (molto “Puglia style”) assicurano suggestione in abbondanza.

Da vedere:

La Cattedrale di Santa Maria, edificata nel 1088 sulle basi di un tempio preesistente. Il portale barocco risale al 1764; tra i numerosi richiami bizantini, romanici e gotici, l’elemento più importante è il Mosaico Pavimentale che raffigura l’Albero della Vita: è costituito da oltre 600mila pezzi di composizione calcarea.

Il Castello Aragonese, roccaforte difensiva della cittadina ai tempi di Re Ferdinando d’Aragona in seguito all’invasione dei Turchi (1480). Oggi è cuore di Otranto e non di rado luogo deputato spesso a eventi e mostre.

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Il centro storico, pullula di stradine che si snodano pittoresche. Il mare ancora non si vede ma l’odore di salsedine e scoglio lo lasceranno presagire. Per gli acquisti natalizi, le tantissime botteghe di artigianato locale offriranno l’imbarazzo della scelta. Si va dagli oggetti di terracotta ai quadri con piccoli mosaici, senza dimenticare tutta la ricchezza dell’enogastronomia salentina.

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A tavola, la cucina è fatta di sapori semplici, che esaltano la materia prima, siano formaggi semistagionati o secondi di pesce. Un posto d’onore lo merita poi la pasta fresca (orecchiette, sagne, cavatelli): un must della tradizione pugliese. Il condimento è sugo di pomodoro fresco o ragù; in alternativa, le verdure, anche selvatiche, un filo di olio a crudo e una macinata di pepe.

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Cosa bere:

In Rosso, da queste parti un buon arrosto ma anche uno spezzatino di cavallo stanno egregiamente col Salice Salentino Doc: il Re di queste terre antichissime eppure straordinariamente vive. Negroamaro per almeno il 75%, il Salice è dotato di bellissima carica cromatica, un rubino intenso che lascia pregustare la sua bocca piena e armonica e l’aroma vinoso e intenso.
In bianco, accompagnare i piatti di mare, i formaggi a pasta molle, in carpacci di pesce, la nostra scelta cade sulla Verdeca. Caratteristico il colore verdastro degli acini, che si riverbera anche nel vino.
Fine il naso, dove si rintracciano bei fiori di campo, bergamotto e un ananas esotico. Ben presenti anche le note erbacee.

Per iniziare a pianificare il viaggio, qui sul portale ufficiale della Regione Puglia ci sono le prime informazioni utili.

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