Le battaglie più “urgenti” di Assodistil

Intervista ad Antonio Emaldi, Presidente dell’Associazione.

Si è tenuta venerdì 19 giugno la sessantanovesima Assemblea di Assodistil. Nella sessione pubblica, a partire Immagine-49dalle ore 11:00 del mattino, sono emerse numerose tematiche e spunti di riflessione di grande interesse. I dati presentati parlano chiaro: c’è voglia di rilancio, i segni della ripresa ci sono, ma fisco e burocrazia sono un fardello pesante e, talvolta, inutile. Antonio Emaldi, riconfermato Presidente dell’Associazione proprio in questa occasione, ha fiducia nel comparto ma chiede che l’attenzione sia ben viva su alcuni punti nevralgici, per evitare che accise, concorrenza sleale, scarsa tutela e imposte possano aggravare lo stato di salute del comparto.

A termine dell’Assemblea, la sensazione più netta è che l’Associazione così come il comparto debbano fronteggiare numerose battaglie. Quali sono le criticità da risolvere con maggiore urgenza?

“Facciamo un passo indietro. Assodistil raggruppa molte imprese che hanno attività riconducibili con la distillazione, ma fra loro assai variegate. La Grappa rappresenta una fetta importante, col numero maggiore di imprese coinvolte: sono 146, ma solo 3 o 4 hanno dimensioni di medie imprese, la maggior parte sono aziende a conduzione familiare, strettamente legate al territorio e alla valorizzazione dei sotto prodotti dell’attività vitivinicola. Poi ci sono le distillerie industriali che all’interno della propria attività fanno anche alcol etilico. Un tema a noi molto caro è quello dell’ambiente e delle energie verdi, così da evitare collisioni con ciò che abbiamo vicino e salvaguardare il territorio”.

Audio-intervista:

Secondo lei, si riesce effettivamente a far capire questo stretto legame dei distillati con il territorio?

“Le difficoltà sono maggiori a livello locale. Un po’ perché resta ancora il vecchio retaggio per cui l’agricoltore vede l’agroindustria come un suo competitor: in realtà un concetto che ci anima è quello che il benessere comune sia l’obiettivo da perseguire, ci vuole un concetto di filiera altrimenti ci troviamo davanti ad una visione miope ed inutile. Il tema di filiera, che a noi sta molto a cuore, è uno dei punti su cui dobbiamo lavorare ancora”.

Un tema caldo per il comparto degli alcoli è sicuramente quello delle accise. Cosa sono e cosa sta succedendo?

Assodistil“Le accise sono le imposte che devono essere pagate al momento di immissione al consumo dell’alcol che viene prodotto, destinato all’industria alimentare e alla fabbricazione di bevande spiritose. Quindi colpisce Grappa, Brandy e altri spirits ma ci sono anche altri usi alimentari. Faccio un esempio: alcune merendine usano l’alcol per sanificare le bustine in cui poi vengono conservate. Anche in questo caso viene pagata l’accisa. E’ stata armonizzata a livello europeo ma ogni singolo Paese ha un range per l’applicazione delle aliquote. I Paesi in cui la piaga dell’alcolismo ha dimensioni maggiori l’aliquota è più alta, in Italia ad esempio l’aliquota è la terza più bassa, essendo il Paese con minor consumo di bevande spiritose. Nei Paesi Scandinavi l’aliquota è 6/7 volte della italiana, giusto per dare l’idea della proporzione. Gli aumenti che in Italia ci sono stati negli ultimi due anni ormai sono reali, quello per cui ci battiamo come Assodistil è evitarne che ce ne siano ulteriori: eventuali incrementi dell’aliquota non andrebbero a centrare quelli che sono i bisogni dell’erario, si rischierebbe solo di strangolare ulteriormente tutto il comparto senza poi ottenere la copertura necessaria e prevista matematicamente”.

L’intervista completa e dati della Relazione Annuale Assodistil 2015 sul prossimo numero de I Grandi Vini.

 

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