Zoom puntato sul mantovano: Lambrusco mantovano, riso alla pilota e Gonzaga

 Un percorso all’insegna della storia, dei palazzi e dell’enogastronomia tipica della pianura mantovana.

Mantova
Mantova

La Lombardia si presenta come un puzzle enologico da scomporre e ricomporre tessera dopo tessera, con la dovuta calma e stagione dopo stagione.
Alla sua vastità geografica si accompagna infatti una grande quantità di Doc e Docg: ce n’è per tutti i gusti. Si va da aree montuose dove la viticoltura si fa eroica (la Valtellina su tutte, col suo Sfurzat), alla Franciacorta, la zona collinare della provincia di Brescia, dove il celebre spumante che rifermenta in bottiglia è diventato ormai un brand a sè anche grazie all’operazione qualità-comunicazione attuata dalle aziende e dal Consorzio. Avremo modo di soffermarci anche sull’Oltrepo’ pavese direzione sud-ovest, che qualcuno ha già definito come la grande scommessa del futuro enologico lombardo. Oggi il nostro zoom punta però a sud-est, in una delle zone meno conosciute fuori dai confini regionali: l’Oltrepo’ Mantovano da un lato, la zona tra l’Oglio e il Po dall’altro.

Un calice di Lambrusco Mantovano
Un calice di Lambrusco Mantovano

Qui la viticoltura è di pianura e ha caratteri che assomigliano a quelli padani; il vino da scoprire durante il viaggio è molto versatile e piacevole: il Lambrusco Mantovano Doc. I vitigni, tutti autoctoni, devono essere all’85% Lambrusco viadanese, Groppello Ruberti, Lambrusco Maestri, Lambrusco Marani e Lambrusco salamino. Nei locali della zona lo si trova nelle tipologie rosso e rosato: entrambi hanno una caratteristica spuma frizzante ed evanescente, un odore intenso, fruttato e vinoso, un sapore appena acidulo che bilancia e lo rende compagno “facile” e ideale per aperitivo (l’assaggio classico è con lo gnocco fritto, i tocchetti di parmigiano reggiano e qualche fetta di prosciutto crudo, oppure il tipico salame mantovano, con o senza aglio). Questo Lambrusco accompagna egregiamente anche piatti caldi tipici, come la “supa de tridarini”, una zuppa di pasta di grana grattato, ma anche la classica cotoletta alla milanese che qui conosce eccellenti applicazioni.
La vicina Mantova, cittadina che coi suoi richiami storici evoca a ogni passo la dinastia dei Gonzaga, saprà accogliere il turista in un viaggio fitto di arte e cultura. E a tavola, la Strada dei vini e dei sapori mantovani inizia dal capoluogo e attraversa tutta la provincia, tra Alto e Basso mantovano. In totale vengono abbracciati dall’ itinerario ben 41 comuni e un totale di 300 chilometri da percorrere.

Il pregiato vialone nano
Il pregiato vialone nano

Oltre al vino e ai sapori, segnaliamo un’altra strada affascinante e complementare: quella del riso e dei risotti. Proprio a Mantova infatti vengono coltivate le due varietà “Vialone nano” e “Carnaroli”. Qui cultura del riso è sempre stata agevolata dal terreno pianeggiante, con fossi e canali, e tutt’oggi rappresenta un grande motore per l’economia (la Lombardia “sforna” il 42% del totale di riso prodotto nel Belpaese). Chi volesse incrociare la strada del Riso deve sapere che è lunga circa 70 chilometri e incontra 12 comuni. Dove sostare e assaggiare un piatto del popolare “riso alla pilota”, che nasce sul territorio e veniva consumato proprio dagli operai addetti alla “pilatura” del riso.

Chiudendo col calice in mano, può valere la pena scoprire qualcuna delle molte cantine sociali che si trovano in zona. Ad esempio la Cantina di Quistello, nata nel 1928 e che oggi ha nella sua gamma oltre al Lambrusco Mantovano anche alcune IGT da scoprire. Fra tutte, il Lambrusco di Quistello.

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