Incontriamo il birrificio La Casa di Cura: dove la birra acquista un potere “curativo”!

Diagnosi dialogata del birrificio più originale d’Abruzzo. Come conoscerlo di persona? Andate a trovarlo o partecipate a Fermentazioni 2015.

Cercate una cura diversa dalla consueta medicina ufficiale? Magari a base di birre medicali? A La Casa di Cura ci sono tanti mastri birrai-infermieri che non vedono l’ora di prendersi “cura” di voi… sì ma con le birre giuste! Con Alfredo Giugno abbiamo effettuato una diagnosi del birrificio più originale d’Abruzzo, già foriero di tante “ricette” di successo e in pole position per partecipare a tanti eventi estivi, tra cui Fermentazioni 2015.

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Com’è nata l’idea de La Casa di Cura, qualcuno di voi è un medico?

“L’idea del birrificio è nata grazie all’incontro di quattro amici ed un posto unico, un ex confetturificio in una struttura a norma, a pochi passi dalle coltivazioni ancora attive di frutti di bosco, hanno fatto tutto il resto. Un progetto nel cassetto, che sognava di curare i malanni del nostro millennio con una delle bevande più antiche al mondo, la birra appunto, ha fatto sì che nascesse La Casa di Cura. Giorno di fondazione il 13 marzo 2013, poi acquisto dell’impianto (sala cottura da 600 litri e fermentatori da 1.200 litr) e il 22 novembre 2013 giorno della prima “cotta” (così in gergo viene definito il momento produttivo)”.

Raccontaci i tratti distintivi ed essenziali della vostra linea di birre…tutte ispirate a trattamenti ospedalieri naturalmente…

flebo copia“Quando siamo partiti avevamo in mente due birre da realizzare subito, entrambe d’ispirazione anglosassone: una “bionda”, intesa come bevibilitá, che abbiamo provocatoriamente creato scura, la nostra FLEBO, una brown ale di 4,3 gradi e una “rossa”, intesa come maggior corpo, che è la nostra T.S.O., una ipa chiara di 7 gradi con una caratteristica distintiva, ogni lotto prodotto è unico, dato che su una stessa base di acqua, malto pilsner e lievito, vengono ogni volta utilizzati abbinamenti diversi di luppolo e spezia (anche come frutta). Poi sono arrivate la TAC (nata in collaborazione con gli amici del pub romano Birra+ e poi, con qualche modifica alla ricetta, prodotta in pianta stabile) una saison in stile belga con una precisa connotazione di freschezza ed amaro in un corpo di 5,5 gradi, e infine la TRIPEL di 8,9 gradi. Anche questa di ispirazione belga e prodotta con zucchero candito e miele nostrano. Se i primi nomi sono facilmente collegabili, FLEBO, T.S.O. (trattamento sanitario obbligatorio), TAC (tomografia assiale computerizzata), per la TRIPEL bisogna sforzarsi un po di più perché è per noi l’abbreviazione di TRIPELENNAMINA un principio attivo in origine usato come antistaminico ma ben presto, per i suoi effetti collaterali, riconvertito a sedativo. Produciamo anche un’altra birra, che in parte commercializziamo, la Peacemaker per la beer firm romana Buskers, una scotch ale di 7,2 gradi con una leggera vena torbata data dai malti utilizzati”.

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Chi è la mente creativ0-produttiva nel team?

“Facciamo un passo indietro, abbiamo già detto che siamo in quattro, ognuno con una o più esperienze alle spalle, Tonino Ventilii esperto botanico già presidente della cooperativa di produzione di confetture a base frutti di bosco e proprietario della struttura; Luigi Recchiuti titolare del Microbirrificio Opperbacco, Loreto Lamolinara amministratore della società di distribuzione Birre Artigianali e il sottoscritto Alfredo Giugno, di giorno commercialista e di sera appassionato homebrewer. Nel progetto, per riepilogare, Tonino é il responsabile di produzione, Luigi si occupa delle ricette, Loreto è il commerciale, mentre io realizzo le cotte con Tonino e mi occupo della parte amministrativa e promozionale”.

Avete in serbo una bella novità di cui farete un’anteprima a breve e poi una presentazione ufficiale a Fermentazioni. Di cosa si tratta?

tac copia 2“Sí Chiara, dici bene, a marzo di quest’anno abbiamo realizzato una nuova birra nel nostro sito produttivo; una RIS (Russian Imperial Stout) concepita in Messico dal beer sommelier Eduardo Villegas (oggi titolare oltreoceano del microbirrificio Tatuaje) nata in Italia dalla condivisione di 3 birrifici abruzzesi, Casa di Cura appunto, MFC di Lanciano e Opperbacco di Notaresco. Uscirà ufficialmente a novembre nelle due versioni, la prima maturata in bottiglia e la seconda affinata in botte di rovere in cui in precedenza era riposato un vino, per la precisione una falanghina dell’azienda abruzzese Di Sipio. Il nome scelto per questa r.i.s. di 10,2 gradi prodotta utilizzando malti scuri, tabacco maduro messicano, legni di palissandro e radici di genziana, è “Santa Morte” ed è già stata in anteprima a giugno 2015 a Borgorose per il Birra del Borgo Day, a San Benedetto del Tronto (AP);  per Hoppy Days, al Brewdog di Firenze, a Montenero d’Orcia per Birragustando, a Castellalto (TE) per il decimo Festival delle birre artigianali e a settembre sarà a Roma per Fermentazioni 2015″.

Progetti futuri?

tripel copia“Bene, direi che per essere un birrificio che non ha ancora compiuto due anni, siamo moderatamente soddisfatti. Come obiettivo principale, continuare a fare bene le birre che già produciamo e se possibile migliorarle, allo stesso tempo proseguire la sperimentazione delle T.S.O. con nuovi luppoli, nuove spezie e nuovi frutti, e poi chissà che non arriverà una nuova linea, magari sperimentale ed eccezionalmente “curativa”!”.

Info e contatti:

www.lacasadicura.it

 

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