In Gran Bretagna si consuma meno vino: effetto della Brexit?

Tutti i principali paesi esportatori di vino accusano il colpo.

In Gran Bretagna in calo i consumi domestici di vino (off trade). Si può parlare di effetto Brexit? Forse. La flessione, in particolare dei vini fermi imbottigliati, seppur minima, la rivela Wine & Spirits Trade Association (www.wsta.co.uk), l’associazione dei distributori inglesi. Questi i numeri in sintesi: volume -2% e valore -1% rispetto al 2015 corrispondenti a circa 7,3 milioni di ettolitri per un giro d’affari di 6,1 miliardi di euro. Si difendono vini di nicchia come lo Champagne, in crescita del 5% in volume e 3% in valore (128,000 ettolitri e 389 milioni di euro), ma anche Prosecco e Cava, che registrano un trend di miglioramento pari al 16%, ossia 846,000 ettolitri e 900 milioni di euro.

Tutti i principali paesi esportatori di vino accusano il colpo. A partire dall’Australia, che perde l’1% dei volumi ed il 2% dei valori, tradotto in 1,68 milioni di ettolitri e 1,15 miliardi di sterline, all’Italia, che perde addirittura il 4 e 5%, rispettivamente in volumi e valori, pari a 1,1 milioni di ettolitri e 695 milioni di sterline. Stessa sorte per la Spagna, terzo partner commerciale della Gran Bretagna per quanto riguarda il vino, in quanto registra un calo del 10% in volumi e 7% in valori, e per la Germania, con una perdita dell’11% nei volumi e del 12% nei valori.

Si difende la Francia, con una crescita dell’1%. Volano alti, invece, Cile (+3%), Nuova Zelanda, a quota 421.000 ettolitri (+16%) per 401 milioni di sterline (13%), ed Argentina a 203.000 ettolitri (+32%) e 155 milioni di sterline (+31%), grazie alla grande passione dei wine lovers britannici per due vitigni simbolo come il Sauvignon Blanc neozelandese ed il Malbec argentino.

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