Diritto al cibo e sostenibilità alimentare locale

La proposta di Paolo Pileri ai Comuni nel libro “Cosa c’è sotto”.

food-1150029_960_720Lo sapevate che esiste il Diritto al cibo? Dice infatti l’Articolo 25 della Dichiarazione universale sui diritti dell’uomo del 1948: ‘Ognuno ha il diritto ad uno standard di vita adeguato per la salute e benessere propri e della propria famiglia, incluso il cibo.’ E l’Articolo 11 del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali del 1966 chiarisce ulterioremente l’obiettivo: ‘I Paesi facenti parte del Patto riconoscono il diritto di ognuno ad un adeguato standard di vita […] incluso il cibo adeguato […] e convengono di intraprendere azioni appropriate per realizzare questo diritto’. Nel 1996 la Dichiarazione di Roma sulla sicurezza alimentare mondiale ribadisce il concetto: ‘Noi, Capi di Stato e di Governo […] riaffermiamo il diritto di ogni persona ad avere accesso ad alimenti sani e nutrienti, in accordo con il diritto ad una alimentazione appropriata e con il diritto fondamentale di ogni essere umano di non soffrire la fame.’

Il Diritto al cibo non è un’elargizione gratuita di generi alimentari (dovere right-597119_960_720istituzionale previsto solo in caso di catastrofi ed emergenze), bensì è il dovere di creare le condizioni (economiche e territoriali) per cui ogni persona sia in grado di alimentarsi in modo sano e conforme alle proprie necessità anche culturali. La complessità è che questo significa agire in tale direzione. Paolo Pileri, professore di Pianificazione Territoriale e Ambientale al Politecnico di Milano parla nel suo libro Cosa c’è Sotto (Altreconomia) di sostenibilità alimentare locale, proponendo ai Comuni di censire la capacità di nutrire la popolazione presente sul proprio territorio. Pileri si focalizza sull’urgenza di proteggere il suolo, una risorsa unica e non rinnovabile (occorrono 500 anni per produrre 2,5 cm di suolo vivo), la ‘centrale biochimica’ da cui nascono acqua e cibo. Quando si parla di Diritto al cibo, si cita il diritto di ogni individuo ad avere accesso a risorse economiche e sociali adeguate per provvedere alla propria vita. Ma come spesso accade, la Legge c’è, la ratifica pure, e l’ostacolo al cambiamento è ‘banale’: una persona che ha fame non ha la forza di rivendicare i propri diritti, tantomeno in tribunale.

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