Champagne, non più solo bevanda per i Sovrani

La parola vino “pregiato” fa praticamente rima con Champagne. In Italia, nonostante la produzione di ottimi metodi classici, i cui poli principali si trovano in Franciacorta e a Trento, il fascino del cugino oltralpe rimane

logo-civcDi questo, oltre ai consumi, ne fa testimonianza il successo che riscuote ogni anno della Giornata Champagne, dedicata esclusivamente agli operatori e ai giornalisti di settore e che quest’anno si svolgerà, per la prima volta a Firenze il prossimo 7 ottobre. Su usi e costumi di questa tipologia di vino ne parliamo con Domenico Avolio, Direttore Bureau du Champagne – Italia.

Che situazione sta vivendo il mercato dello Champagne in Italia?

“L’Italia resta tra i primi dieci mercati all’export per lo Champagne. La crisi generale dei consumi ha naturalmente avuto un impatto ma le scelte degli italiani dal punto di vista delle tipologie è rimasta inalterata. La grande attenzione da sempre riservata alle cuvée speciali e ai millesimati è sempre un tratto distintivo dei consumi in Italia”.

Rispetto a qualche anno fa, quando era relegato alle occasioni di festa o nelle carte dei grandi ristoranti, adesso sembra che ci sia una maggiore “confidenza” verso questo prodotto. Cosa ne pensa?

“Lo Champagne incarna due aspetti fondamentali da sempre: è il simbolo per eccellenza della celebrazione e della festa e al tempo stesso un grandissimo vino. Lo sviluppo di una diffusa cultura enogastronomica ha permesso di mettere ancora di più in risalto questo secondo aspetto. Oggi lo Champagne è considerato a pieno titolo un vino da tutto pasto per la sua capacità di accompagnare piatti sempre più Domenico-Avolioraffinati”.

In generale, secondo lei, è un vino difficile da far capire?

“Nella mia esperienza ho potuto verificare quale entusiasmo possa suscitare nei neofiti l’assaggio anche solo di due cuvée. L’unicità dello Champagne sta tra le altre cose proprio nella sua capacità di stupire ogni volta, di sorprendere con i suoi profumi, la sua freschezza, la finezza dell’effervescenza, le sue molteplici interpretazioni. A partire da questo punto le possibilità per un appassionato di approfondire il mondo dello Champagne oserei dire che sono infinite: storia, terroir, vitigni, assemblaggio, annate”…

Quali sono le attività del Bureau qui in Italia?

“Il Bureau rappresenta il Comité Champagne, l’ente che riunisce tutte le Maison e tutti i vigneron della Champagne. L’obiettivo primario è quello di promuovere e difendere la denominazione Champagne, dialogare con il mondo dei professionisti, la stampa, i formatori anche con eventi quali la Giornata Champagne o la selezione degli Ambasciatori dello Champagne attraverso la quale negli anni si è andata creando una rete europea di formatori”.

Sul mercato si trova una forbice molto ampia sui prezzi delle bottiglie delle varie maison. Un ristoratore o enotecario da che cosa deve diffidare?

“Direi loro piuttosto di fidarsi del proprio gusto e di proporre ai loro clienti quello che a loro piace e li appassiona di più”.

Per quanto riguarda gli abbinamenti con la nostra cucina, ci sono dei piatti “off limits” ?

“Lo Champagne è un vino estremamente versatile che si abbina agli stili di cucina e ai sapori più diversi. Per questo più che di piatti parlerei di ingredienti, penso ad esempio all’aceto o al limone e più in generale ai gusti troppo forti e speziati. Allo stesso modo le preparazioni dolci andrebbero sempre abbinate a un demi-sec”.

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