Quando la birra incontra la religione

Birre, religioni e culture a confronto. Cronache di un business mistico.

Ava Zer  copiaEveryone has a story to tell. Questo il claim del sito ufficiale di Ava Zêr, la birra prodotta da due curdi cresciuti in Svezia, provenienti da differenti zone del Kurdistan, oggi imprenditori affermati. I Rekûpek, questo il nome del gruppo, immaginano e producono una birra destinata alla nicchia di mercato iracheno, il Kurdistan. La loro è una storia da raccontare, è il sogno adolescente di un’identità culturale racchiusa in una birra, con un percorso di distribuzione lungo e difficile da superare. Ava Zêr è una lager da 4,8 gradi brassata a Zatec nella Repubblica Ceca il cui nome nella lingua madre significa “acqua d’oro”. Un significato etimologico che porta con sé la ricchezza antropologica di un territorio oggi frammentato in vari stati, di cui fa parte anche l’Iraq, politicamente dominato dall’Isis.

Un percorso semplice nella sua realizzazione produttiva, ma carico di difficoltà nella sua distribuzione finale, poiché costretto ad attraversare una rotta di mercato che passa inevitabilmente dal proibizionismo dello stato islamico. Ava Zêr è osteggiata dalla legge severa di una religione che non permette la circolazione di alcol, sigarette e altra merce, nei territori protetti dal Califfato.

“ E’ una birra curda” – afferma Jasour Nujen – “ ma nessuno vuole rischiare di trasportarla in Kurdistan, per paura dei militanti jidhaisti”. Sebbene Ava Zêr sia stata accolta con entusiasmo al Festival della birra e del whisky di Stoccolma, il suo ideatore sente infrangere il sogno di una seppur flebile unità culturale, che poteva rinascere sotto l’egida di una buona birra.

Se la religione islamica blocca il traffico di qualsiasi prodotto alcolico, nel pub fiorentino Diorama si dedica una birra addirittura ad una Santa: la Beernardette. Tra sacro e profano, il business dalle nostre parti non guarda in faccia a nessuno e spilla persino una “santissima” brown ale che contiene il 5% di acqua di Lourdes. Daniele Bertelli, titolare del locale ammette che quest’idea mistica era nell’aria già da qualche anno, ma l’apparizione della Beernardette è avvenuta soltanto alla mezzanotte del giorno dell’Immacolata, in perfetta coincidenza celebrativa. Molto tostata, ha una leggera luppolatura americana a freddo (soprattutto simcoe), e una speziatura fatta con buccia di arancia dolce e pepe nero. Brassata presso il birrificio Badalà di Montemurlo (Po) è prodotta in 200 lt e disponibile anche in bottiglie da 50cl con tanto di rosario in dotazione. Per essere una giovane dell’800 ha un packaging iconografico davvero cool: l’etichetta la ritrae in posa estatica con simpatica dicitura “with 5% of Lourdes water”. Attendiamo i postumi miracolosi della degustazione.

beernadette copia

 

 

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