Allegrini goes green

Marilisa Allegrini
Marilisa Allegrini

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Poggio San Polo, la tenuta di Allegrini a Montalcino, diventa biologica. Marilisa Allegrini ci spiega perché questo è il futuro

La Cantina Poggio San Polo di Montalcino, acquistata nel 2007 dalla famiglia Allegrini, possedeva già una fisionomia eco-friendly: profilo interrato con la collina circostante, risparmio energetico reso possibile dall’isolamento e dall’orientamento della struttura, unitamente all’utilizzo delle fonti naturali, come la ventilazione. Successiva tappa del percorso eco-friendly è stato l’ottenimento del prestigioso premio KlimaHaus-CasaClima, con quale si certificano le aziende sostenibili che riescono a integrare la qualità ecologica con quella socio-culturale ed economica.

Come è nata l’idea di iniziare la conversione al biologico a Poggio San Polo?

Certamente la filosofia costruttiva della cantina portava nella direzione sostenibile anche per quello che concerne la viticoltura. Tuttavia, abbiamo beneficiato anche di altri fattori: innanzitutto la favorevole posizione altimetrica che gode di una perenne ventilazione, fattore questo che prevenendo la formazione di marciumi, consente di poter fare a meno di molti fitofarmaci. Abbiamo inoltre effettuato una sperimentazione per vedere se effettivamente potevamo usare coerentemente le tecniche alternative: non ha senso operare nel biologico se poi siamo costretti a fare venti trattamenti sulla pianta perché le condizioni territoriali non ci consentono di fare altrimenti. Ecco: volevamo esser sicuro di poter fare un “biologico sano” che non ci costringesse a compromessi.

A proposito di assenza di compromessi, cosa ne pensa del biodinamico?

La domanda richieda un riflessione più ampia. Noi tutti abbiamo un dovere verso le generazioni future: la tutela dell’ambiente. Questa è una strada a senso unico, uno stimolo che porta infine alla certificazione biologica. L’approccio biodinamico è invece una filosofia vera e propria e prima di intraprenderla vorremmo capirla meglio. Il nostro obiettivo precipuo rimane infatti il rispetto per l’ambiente senza però mai venir meno alla qualità del prodotto finale.

Cantina Poggio San Polo veduta aereaTutela dell’ambiente. Da chi deve partire?

Innanzitutto, dai titolari e poi va trasmessa a chi lavora in vigna: certamente questo comporta un aumento del carico di lavoro ma la qualità dell’aria e dei prodotti usati beneficia in primis la salute dell’operaio stesso. Inoltre, questa sensibilità va sviluppata già nei bambini, attraverso uno sviluppo della coscienza civica che li renda critici in materia.

Poggio San Polo area affinamento
La cantina Poggio San Polo ha vinto il premio CasaClima-KlimaHaus

Convertirete anche le altre aziende?

Sì, saranno convertite a poco a poco. Tuttavia anche nelle altre tenute effettuiamo già pratiche sostenibili, come il sovescio a Poggio al Tesoro a Bolgheri. Il lavoro dell’enologo nel capire e sperimentare le potenzialità dei vari approcci in vigna come poi nel processo produttivo vero e proprio, è indispensabile. A Poggio San Polo molti stimoli sono arrivati proprio dal nostro enologo Nicola Biasi.

Nicola che metodi utilizzate a Poggio San Polo?

Nicola Biasi enologo Poggio San polo

La sperimentazione biologica è partita già nel 2007 e si è rafforzata a poco a poco. Definirei il nostro metodo di lavoro una “biodinamica razionale”: partiamo dai principi della biodinamica – ovvero rafforzare la pianta così da renderla più resistente sia alle malattie che alle annate più estreme – ma utilizziamo protocolli biologici. Già dal 2007 abbiamo tolto i diserbi, operando così una scrematura che ha lasciato solo le piante migliori. Poi abbiamo introdotto degli induttori di resistenza che ci hanno consentito di ridurre addirittura del 40% i trattamenti di zolfo e rame consentiti dal protocollo. Ma il nostro lavoro di sostenibilità non si limita alla vigna: proprio quest’anno entrerà in commercio il nostro Rosso di Montalcino senza solfiti aggiunti. Inoltre per quelle denominazioni per cui è consentito, stiamo usando il tappo SelectBio della Nomacorc, ricavato interamente da un polimero della canna da zucchero e quindi riciclabile e a impronta zero. Con il SelectBio chiudiamo il cerchio aperto con la bioarchiettura della Cantina Poggio San Polo.

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