50° Vinitaly: la formula del successo

Molto è legato al Padiglione 8: Vinitaly Bio, FIVI e VIVIT.

Vinitaly avrà le sue pecche (sotto gli occhi di tutti) ma quest’anno ha ingranato la marcia giusta.

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La squadra FIVI – ph. credit Studio Cru

Prima di tutto si segnala la mancanza delle belve per arrivare alla sommità del colle – o, detto fuori di metafora, l’assenza di ubriachi intenzionati a sfarsi di vino e dar noia all’altrui persona che sta tranquillamente occupandosi di assaggi e dialoga col produttore. E qui lavoriamo di assenza.

La seconda caratteristica è invece un’aggiunta. O meglio, una messa a fuoco che riguarda il Padiglione 8, dove si concentrava il polmone verde della fiera: Vinitaly Bio, FIVI e VIVIT. 

Uno spazio di livello, di piacevoli sorprese, di chiarezza espositiva, di tavolini e sedie ove riposar le stanche membra (possibile che all’interno della fiera tocchi appoggiarsi sui muri o accamparsi a terra in un’improbabile enoica Woodstock?).

Nello specifico, i metri quadrati di spazio in più con cui si è presentato FIVI non hanno fatto altro che rafforzare l’immagine di un’associazione con le idee chiare – talora scomode perché controcorrenti – che in un’epoca di monadi ha capito che l’arma vincente è fare squadra. Ben fatto!

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