Sostenibilità, portainnesti, vini salutari.
La voce fiduciosa del fondatore di Eataly, Oscar Farinetti, ha descritto l’Italia come il paese più pulito al mondo, ma troppo critico verso se stesso: ”I nostri vini hanno residui chimici vicini allo zero. C’è un forte cambiamento verso il bio e una grande aspettativa verso il nostro paese perché è visto come quello più verde”.
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Un mercato da 60-70 milioni di euro all’origine destinato crescere grazie alla diffusione della cultura del vino, ma con ancora la Francia al 1° posto: “Noi dovremmo essere i secondi, ma dobbiamo costruirci un’identità. I francesi ne hanno una grazie allo Champagne, la nostra sarà quella del vino pulito e sostenibile. Per promuovere il tuo prodotto devi dire che se bevi il tuo vino vivi più a lungo, se bevi quello degli altri muori prima”. Della sostenibilità in vigna ha parlato invece Renzo Cotarella, illustrando che l’agricoltura sostenibile lo è anche in termini economici. E gli stress in vigna causati dai cambiamenti climatici? Possibile soluzione sono i portainnesti M1, M2, M3, M4, ha spiegato Attilio Scienza: “L’irrigazione non è una strada percorribile: nel 2050 Puglia e Sicilia si desertificheranno e gli Appennini diventeranno zona di coltivazione. Sarà il portainnesto a dare produttività all’uva, grazie a livello zuccherino, stabilità e tolleranza alla siccità”. Punti di vista complementari per tracciare una nuova strada per il mondo vitivinicolo, che a conclusione della 3 giorni fiorentina, è stato celebrato con due ambasciatori mondiali del settore: Sassicaia e Tignanello (entrambi 2008) alla presenza dei rispettivi ‘padri’ degli stessi, i Marchesi Nicolò Incisa della Rocchetta e Piero Antinori, nettari di pregio indiscutibile, in grado di attraversare il tempo indenni e memorabili.